LA SFIDA DELLE DONNE PER CONQUISTARE GLI STADI

C’è stato un giorno  in cui il calcio femminile attirava spettatori tanto quanto quello maschile, e forse di più. Il giorno di Santo Stefano del 1920, Boxing Day in Gran Bretagna, le squadre Dick, Kerr’s Ladies Football Club e St Helen’s Ladies si sfidarono sul campo di Goodison Park, a Liverpool, davanti a 53mila persone. La squadra di casa, l’Everton, che milita in Premier League, gioca oggi davanti a un pubblico di 40mila spettatori.

In Gran Bretagna i team di calcio femminile iniziarono a formarsi già negli ultimi due decenni del XIX secolo. Il primo incontro ufficiale di cui si ha notizia è del 1895. A dare una spinta alla presenza femminile nel mondo del pallone fu paradossalmente la Prima guerra mondiale: mentre gli uomini erano lontani, al fronte, le donne lavoravano in fabbrica e nelle pause o dopo il lavoro si ritrovavano e alcune di loro giocavano a calcio, formando squadre legate alle aziende.

 

Il calcio non è idoneo per le donne e non dovrebbe essere incoraggiato

Il calcio femminile di quegli anni era anche un movimento in espansione geografica: nascevano squadre in Scozia, si giocava in Francia, e la prima partita internazionale nota alle cronache è proprio quella tra il Dick, Kerr’s Ladies Football Club e una squadra francese nel 1920. L’incontro si disputò in Inghilterra, e soltanto dopo le giocatrici britanniche partirono per la trasferta in Francia. Ma invece di incentivare la passione delle donne per questo sport, la Football Association vietò nel 1921 a tutte le squadre femminili di giocare a pallone su campi affiliati alla federazione. Il calcio, sostenevano i vertici della Football Association, non era “idoneo per le donne e non dovrebbe essere incoraggiato”.

Lo sport femminile era stato tollerato durante gli anni del primo conflitto mondiale, ma con gli uomini tornati alle loro case, alle fabbriche e ai campi di pallone, non fu più la stessa cosa. Il divieto del 1921 ha avuto un effetto sproporzionato sul futuro del calcio femminile nel Regno Unito. E benché nel 1969 la Women’s Football Association contasse 44 squadre, l’interdizione cadde soltanto nel 1971.

Il calcio femminile nel frattempo si era diffuso in tutta Europa e in Nord America. Le italiane e le francesi iniziarono a organizzarsi in squadre negli anni Trenta. Il primo club italiano era stato il Gruppo Femminile Calcistico, fondato nel 1933 a Milano. Le ragazze giocavano in sottana, a differenza delle loro colleghe francesi e britanniche che indossavano pantaloncini in partita. La squadra milanese ebbe però vita breve: soltanto nove mesi, prima di dissolversi a causa delle pressioni delle istituzioni sportive del Ventennio. È soltanto dopo la Seconda guerra mondiale che il calcio femminile trova la sua struttura in Italia. Si riparte da Trieste nel 1946, con la nascita di due squadre, la Triestina e il San Giusto, e si arriva a Napoli, con la fondazione del Napoli femminile.

Calcio Femminile in Italia

La prima traccia rilevante del calcio femminile in Italia risale agli anni ’30: a Milano viene costituito il “Gruppo Femminile Calcistico” che avrebbe però avuto vita breve per le resistenze sociali coerenti con la visione del ruolo della donna nell’epoca, ancora di più negli anni del regime.

 

Dopo la guerra, a Trieste nel 1946 vengono fondate due squadre femminili (la Triestina e la San Giusto). A metà degli anni ’60, Inter e Milan diventano protagoniste in Europa, con i successi in Coppa Campioni. Nel 1965, Valeria Rocchi, calciatrice, con il supporto dell’allora presidente dell’Inter Angelo Moratti, decide di organizzare una rievocazione al femminile dello spareggio Bologna–Inter per lo scudetto maschile 1964.

Quella partita-spettacolo diventa una sorta di spartiacque: tre anni prima, nel 1962, Rita Pavone conquista la fama cantando “La partita di pallone” che, con autoironia, coglie l’essenza degli stereotipi dell’epoca e, quasi senza dirlo, insinua un desiderio di cambiamento nella società; una donna si chiede perché il suo compagno la lasci sempre sola la domenica per andare a vedere la partita di calcio e si chiede “perché una volta non ci porti pure me?”.

I DIRITTI DELLE DONNE:

 Tra il 1933 e il 1968, si combattono pregiudizi, nella società, tra gli amici e in famiglia, perché il diritto delle donne di scegliere uno sport come il calcio era di fatto negato o osteggiato.

 

Il primo campionato nazionale della storia del calcio femminile si gioca nel 1968 e lo vince il Genoa, ma per far sì che le calciatrici italiane vengano affiliate alla FIGC alla voce tornei dilettantistici bisogna aspettare il 1986. L’ultimo ed importante passo è arrivato di recente: dalla stagione 2022/2023 le calciatrici del massimo campionato di Serie A possono finalmente dirsi professioniste e non più dilettanti.

 

Le Azzurre

Il primo passo della nazionale di calcio femminile italiana, conosciuta come le "Azzurre", fu la partita che si giocò il 23 febbraio 1968 contro la Cecoslovacchia a Viareggio. Hanno partecipato a diverse edizioni del Campionato Europeo, raggiungendo il secondo posto nel 1993 e nel 1997, e ai Mondiali, arrivando ai quarti di finale nel 1991 e nel 2019. Dopo un periodo di declino a fine anni '90, la nazionale ha iniziato a mostrare una ripresa, culminata con la vittoria dell'Europeo Under 19 nel 2009 e il terzo posto dell'Under 17 al Mondiale del 2014. Nonostante le sfide e i cambiamenti, le Azzurre sono diventate un simbolo di orgoglio, passione ed un esempio per tutte le ragazze che hanno il sogno di giocare a calcio.

    Possiamo trovare anche le sue giovanili come:
    Nazionale Under 19 Femminile: Campionato Europeo Under 19.
    Nazionale Under 17 Femminile: Campionato Europeo Under 17.
    Nazionale Under 15 Femminile: tornei di sviluppo e valorizzazione.
    Tornei Regionali e Nazionali:
    Torneo Under 12 Femminile: Organizzato dal Settore Giovanile e Scolastico, con fasi regionali, interregionali e nazionali.
    Selezioni Territoriali Under 15 Femminile: Finalizzato allo sviluppo del calcio femminile giovanile.

    UNA DELLE PRIME PARTITE DELLE AZZURRE:

    Sara Gama

    Nata il 27 marzo 1989 a Trieste, ex giocatrice che indossava la maglia e la fascia da capitana della Juventus dal 2017. Difensore centrale, leader della difesa e con spiccate doti di leadership anche fuori dal campo, capitana della Nazionale italiana ed è stata inserita nella Hall of Fame del calcio italiano. impegnata nella lotta al razzismo e nell'affermare i diritti delle donne nello sport. 

    Barbara Bonansea

    Barbara Bonansea è una calciatrice italiana, attaccante della Juventus e della Nazionale Italiana, considerata una delle più grandi giocatrici italiane di sempre. È un simbolo del calcio femminile perché ha raggiunto numerosi successi individuali e di squadra, diventando un punto di riferimento per le giovani calciatrici.

    Cristiana Girelli

    Cristiana girelli è una vera attaccante di razza sia per la Juventus che per la Nazionale Italiana, la calciatrice italiana più vincente della sua epoca, con 9 scudetti, 8 Coppe Italia e 10 Supercoppe Italiane

    Valentina Giacinti

    Valentina Giacinti è una calciatrice italiana, attaccante della Roma e della Nazionale femminile. È una bomber di spicco, nota per le sue prestazioni e i numerosi titoli di capocannoniere vinti nel campionato italiano di Serie A. Ha giocato in squadre come Milan e Fiorentina, oltre alla Roma, e ha vinto diversi trofei.

    stipendi tra maschi e femmine nel calcio :

     

    Gli stipendi nel calcio femminile sono molto inferiori rispetto a quelli del calcio maschile, sia a livello nazionale che internazionale:

     

    1) Serie A femminile:
    Le calciatrici di Serie A guadagnano in media 2000  euro al mese, mentre un giocatore di Serie C ne guadagna 2.500.
     
     2) Serie A femminile vs campionati esteri:
    La Serie A femminile è ancora indietro rispetto a campionati come la NWSL negli Stati Uniti o la Damallsvenskan in Svezia, dove le calciatrici di punta possono guadagnare fino a 500.000 euro o anche di più, con alcune star che superano anche il milione di euro annui.
     
    3) Cause legali per la parità salariale:
    In passato, ci sono state alcune cause legali, come quella della nazionale femminile statunitense, per ottenere un trattamento economico equo, evidenziando una disparità significativa nei compensi anche in caso di successi sportivi.
     
    4) La crescita del calcio femminile:
    Nonostante il divario, il calcio femminile sta crescendo in termini di visibilità, pubblico e investimenti, con stipendi in aumento e maggiori opportunità per le calciatrici.